Lavoro salutogeno nell’era digitale: la sfida della “maleducazione digitale”

In qualità di Segretario dell’Ordine dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati per le province di Sassari, Olbia Tempio, oggi sono stato chiamato ad intervenire al 4° SIMPOSIO Internazionale “LAVORO in ARMONIA”, Salute Lavorativa, AutoRegolazione, TechnoStress – Olbia, 3 ottobre 2024 – Sala Convegni Museo Archeologico. L’iniziativa affronta temi come il technostress, la resilienza organizzativa e l’uso consapevole delle tecnologie, coinvolgendo esperti, istituzioni e imprese per promuovere pratiche lavorative più sane e sostenibili. L’evento è promosso da INAIL Sardegna e da esperti delle Università di Sassari e Cagliari, ha il coordinamento scientifico del International Network Academic Stress (INETAS.net), nell’ambito della campagna EU-Osha Ambienti di lavoro sani e sicuri 2023-25.

Nell’era digitale in cui viviamo, la connessione costante e l’uso di dispositivi digitali sono all’ordine del giorno. Tuttavia, credo che la vera sfida non sia rappresentata tanto dagli strumenti che utilizziamo, ma piuttosto dalla nostra capacità di gestirli. In questo articolo voglio condividere alcune riflessioni sulla cosiddetta “maleducazione digitale” e sull’importanza di sviluppare una maggiore consapevolezza nel nostro modo di utilizzare la tecnologia, affinché il lavoro possa essere svolto in modo salutare, equilibrato e sicuro.

Viviamo in un mondo sempre più interconnesso, dove la tecnologia digitale è parte integrante della nostra quotidianità e del nostro lavoro. Tuttavia, mentre gli strumenti digitali continuano a offrire nuove opportunità, emerge un problema spesso trascurato: lo stress e le dipendenze legate all’uso dei dispositivi digitali, noti anche come technostress. Ma dobbiamo chiederci: il problema è davvero lo strumento, oppure la nostra mancanza di formazione nel gestirlo?

Quando parliamo di dipendenze digitali e stress da tecnologia, il focus viene spesso indirizzato verso il dispositivo stesso. Smartphone, tablet, computer e altri strumenti vengono percepiti come causa diretta di problemi di attenzione, stress lavorativo e squilibrio tra vita personale e professionale. In realtà, il nodo centrale è la nostra educazione digitale, o meglio la sua mancanza, quella che possiamo definire “maleducazione digitale.”

Demonizzare la tecnologia non risolve il problema. Lo strumento è neutrale: tutto dipende da come lo usiamo. Proprio come ogni macchina industriale ha un manuale d’uso e una formazione adeguata per evitare rischi e massimizzarne l’efficacia, lo stesso dovrebbe valere per i dispositivi digitali. Non è la tecnologia a essere intrinsecamente dannosa, ma l’uso inconsapevole e continuo che ne facciamo.

Il lavoro digitale ha portato con sé sfide nuove e complesse. Essere sempre connessi significa avere accesso immediato alle informazioni, ma comporta anche la difficoltà di staccare e disconnettersi. Questa dipendenza non è tanto una questione di tecnologia quanto di comportamenti e abitudini: imparare a gestire il proprio tempo, a stabilire confini tra vita lavorativa e personale, a sviluppare la capacità di concentrazione e gestione delle proprie emozioni.

L’intelligenza emotiva diventa quindi un aspetto chiave. Saper usare gli strumenti digitali con consapevolezza non riguarda solo la capacità tecnica, ma anche la capacità di autoregolazione e di equilibrio emotivo. Organizzare il lavoro in modo salutare significa promuovere pratiche di disconnessione, offrire formazione sul bilanciamento digitale e creare una cultura aziendale che incoraggi il benessere.

Come Ordine dei Periti Industriali, siamo consapevoli dell’importanza di sviluppare queste competenze. La nostra missione è garantire che i professionisti non siano solo abili nell’uso degli strumenti digitali, ma anche capaci di utilizzarli in modo sostenibile, senza comprometterne la salute e il benessere. Solo così potremo affrontare le sfide dell’era digitale in modo positivo, valorizzando le potenzialità della tecnologia senza esserne sopraffatti.

Ringrazio tutti i relatori per i loro interventi: Salvatore Fadda con “Salute Lavorativa, Salute Organizzativa: misurare per migliorare” ha fatto da filo conduttore dell’intero simposio; Edgar Breso con “Emozioni e salute mentale: intelligenza emotiva e miglioramento della performance lavorativa” ha portato il focus sull’importanza di “misurare” il proprio grado di tecnostress; Begona Urien Argulo e Silvia Pignata con “AutoRegolazione, TechnoStress, Resilienza”, hanno parlato dell’importanza dell’autoregolazione per gestire lo stress legato all’uso della tecnologia; Francesca Brembilla con “Emozioni e salute mentale: intelligenza emotiva e miglioramento della performance lavorativa” ha sottolineato l’importanza di riconoscere e gestire le emozioni per creare un ambiente di lavoro più sano e produttivo; Barbara Barbieri con “Smart Working Time – tra valorizzazione delle risorse e conciliazione nella PA” ha discusso strategie per ottimizzare il tempo di lavoro e promuovere un equilibrio sano tra lavoro e vita privata; Gian Franco Mariano Spanu con “Lavoro agile in Inail, un’azione di miglioramento del welfare o del wellbeing?” ha analizzando i benefici e le sfide associati al lavoro agile; Carlo Pensavalle ha presentato un caso di studio per un approccio ludico alla gestione del tecnostress.

L’obiettivo è costruire insieme un futuro in cui la tecnologia sia uno strumento al nostro servizio e non un fine a cui adeguarci. Per farlo, la soluzione passa attraverso la formazione e la consapevolezza: capire come e quando usare la tecnologia in modo produttivo e salutare, sviluppando un nuovo modello di lavoro che rispetti le esigenze dell’individuo e dell’organizzazione.