Se consideriamo il “divario digitale” come lo squilibrio (gap) tra chi è connesso e chi no, è arrivato il tempo di rivedere questa posizione: il nuovo divario digitale è tra chi conosce la logica che c’è dietro l’algoritmo e chi ne viene soggiogato. Premesso che l’accesso alle “nuove tecnologie” è ancora un problema per una buona fetta della popolazione mondiale e che questo problema sarà ragionevolmente risolto entro i prossimi 10/15 anni, è necessario iniziare a pensare a come i nostri dati vengono gestiti e più o meno consapevolmente sfruttati.
Scandali come quello noto come “Cambridge Analytica” sono noti ai più, ma siamo veramente consapevoli di quanti e quali dati “rilasciamo” ogni secondo più o meno consapevolmente ? In rete si trovano ottimi articoli di approfondimento sul tema. Su tutti segnalo un articolo introduttivo non troppo tecnico: Il nuovo digital divide è tra chi conosce l’algoritmo e chi lo subisce.
Se non saremo adeguatamente formati per gestire questa transizione rischieremo di trovarci dalla parte sbagliata dell’algoritmo. Già oggi tematiche come la condivisione di dati altrui attraverso le nostre azioni non sono adeguatamente considerate (si pensi ad esempio a quando condividiamo in qualche modo le foto dei nostri pargoli).
Il Diritto all’Oblio non è dai più conosciuto e anche chi lo conosce non sa bene come esercitarlo. La gestione della reputazione sul web non è adeguatamente considerata. Per non parlare di tematiche ancora più delicate come il “revenge porn“, il bullismo online, il furto d’identità o la perdita del possesso di informazioni intime e personali.
Prepararsi su questi argomenti è quanto mai necessario e nei casi in cui la situazione sia sfuggita di mano sono a disposizione per aiutarvi a districarvi tra questi argomenti.